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Ricostruzioni  di testimonianze artistiche rare, basate su schizzi tratti da libri recuperati dopo l’alluvione di Firenze, contenenti opere di Leonardo da Vinci 

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Status:Collezione Privata

vedi Comunicato Stampa Ufficiale

L’eredità perduta dell’alluvione – La rinascita dagli schizzi di opere di Leonardo da Vinci ricostruiti da Navaret

Nel novembre del 1966, Firenze fu colpita da uno dei peggiori disastri naturali della sua storia: l’alluvione dell’Arno trasformò le strade della città in torrenti di fango, travolgendo ogni cosa sul loro cammino. Migliaia di opere d’arte, manoscritti, libri antichi e tesori culturali di inestimabile valore furono sommersi, molti perduti per sempre.

In quei giorni drammatici, centinaia di giovani volontari giunsero da tutta Italia per dare una mano; divennero noti come gli “angeli del fango”. Tra loro c’era il padre di Francesco.

Mentre aiutava a rimuovere le macerie dalle strade e dagli edifici, si imbatté in una pila di libri completamente devastati dal fango e dai detriti. Sembravano più blocchi di pietra che volumi, eppure qualcosa attirò la sua attenzione: sotto lo spesso strato di fango, alcuni libri rivelavano scorci di eccezionale fattura. Alcune pagine erano ancora parzialmente visibili, danneggiate, certo, ma con illustrazioni sorprendenti: volti e figure di un’altra epoca. I titoli erano illeggibili, ma l’inconfondibile stile rinascimentale era evidente.

Il padre di Francesco, privo di conoscenze accademiche in paleografia o storia dell’arte, non poteva valutarne l’epoca o il valore, ma colpito dalla fragilità e dal fascino di quei materiali, decise di salvarli. Dopo averli recuperati, si recò presso uno dei centri di deposito provvisorio dove venivano raccolti i materiali danneggiati dall’alluvione, nella speranza che potessero essere riconosciuti e preservati.

Tuttavia, il centro — sopraffatto dall’emergenza e sommerso da volumi in condizioni migliori — rifiutò di accettarli, viste le pessime condizioni. Un errore di valutazione che, con il tempo, avrebbe assunto un peso simbolico.

Deluso ma determinato, l’uomo riportò i volumi a casa. Consapevole dell’impossibilità di conservarli integri, li immerse nuovamente in acqua per ammorbidire il fango indurito e, con infinita pazienza, riuscì a separare alcune pagine. Rendendosi conto che l’unico modo per salvarne il contenuto era attraverso la copia, realizzò a mano schizzi dettagliati delle immagini ancora visibili e ricopiò alcune pagine scritte, ormai molto deteriorate, con grande dedizione e cura.

All’epoca, Francesco era solo un bambino. Quegli schizzi furono conservati dal padre all’interno di una vecchia valigia e rimasero lì per anni, nascosti come un prezioso segreto in attesa di un destino migliore.

Con il passare del tempo e i diversi traslochi della famiglia, gli schizzi furono considerati perduti. Solo decenni dopo vennero riscoperti in una soffitta, circondati da oggetti dimenticati di un’altra epoca.

A quel punto, Francesco era ormai adulto e, commosso dal ricordo, decise di riportare in vita quelle immagini. Si rivolse al suo amico Navaret, artista digitale noto per la sua capacità di ricostruzione visiva e per il suo stile ispirato alla tradizione rinascimentale, inviandogli delle foto degli schizzi.
Navaret iniziò un delicato processo di ricostruzione artistica digitale, inizialmente utilizzando strumenti grafici e software specializzati, e in seguito — grazie ai progressi tecnologici — affinando ogni dettaglio con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Oggi, quegli schizzi non sono più fragili testimonianze di un’epoca perduta: sono diventati finestre riaperte su un patrimonio culturale invisibile, forse cancellato dalla storia, ma mai dalla memoria.
E attraverso l’opera di Navaret, quelle immagini — nate dal fango e dalla disperazione — tornano finalmente alla luce.

E se un giorno, per caso, dovesse riemergere una copia degli antichi libri originali — dimenticata in un archivio, in una collezione privata o tra materiali non catalogati — le ricostruzioni digitali di Navaret diventerebbero una prova empirica del loro contenuto. Una conferma tangibile che la memoria visiva, se conservata con cura, può precedere la verità documentata.

Fino a quel giorno, queste opere rimangono una testimonianza artistica e spirituale — il frutto di un gesto silenzioso ed eroico, nato dal fango e dalla volontà di non dimenticare.

5.avif
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